martedì 8 febbraio 2011

La Chiesa dei poveri (II)


Cercavo, nella prima parte di questo scritto, di dare una risposta alla domanda: “Cosa intendiamo per Chiesa dei poveri?” e ora riprendo, per aggiungere a quanto già detto, che si tratta di una Chiesa che viva in comunione con i poveri, che faccia proprie le sofferenze, le speranze e le angosce degli emarginati e di tutti coloro che non hanno né voce né voto nelle cose del mondo; una Chiesa che senta una ferita inflitta in essa ogni volta che si compie un attentato contro la dignità umana (cfr Mt 25,40: “….. ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli …”)
Difficilmente la nostra Chiesa sarà la Chiesa dei poveri se non è povera lei stessa. Soltanto una Chiesa che riesce a superare il fascino dei denari potrà dialogare con i poveri. Una Chiesa che sa ascoltare la Parola-Consiglio del Maestro riuscirà ad essere vicina ai poveri (cfr Mc 10,21: “… và, vendi quello che hai e dallo ai poveri …”)
La Chiesa sarà dei poveri quando culturalmente sarà povera; quando non si sentirà condizionata da schemi ideologici, quando si lascerà guidare dal Vangelo. Il nostro parlare rimbalza sui poveri, è strano e difficile, non coincide né con il loro stile né con i loro interessi.
Intendiamo una Chiesa dei poveri quando sarà povera politicamente, cioè libera di fronte ai poteri di questo mondo e liberatrice da tutto quello che attenta alla libertà e alla dignità dell’uomo. Dobbiamo sentire disagio davanti all’uomo maltrattato, manipolato, annientato, all’uomo frustrato. La Chiesa deve votare sempre a suo favore. Purtroppo, anche se sappiamo che deve essere così, abbiamo privilegiato i potenti e abbiamo appoggiato ideologie politiche che mettevano le istituzioni (e anche il capitale) al di sopra dell’uomo.
Sarà, la nostra Chiesa, la Chiesa dei poveri, quando si convertirà in segno di speranza per i diseredati della terra; quando sperimenterà il dolore e le angosce di coloro che lottano non solo con le parole ma anche con la propria vita.
Quando sarà capace di dare una testimonianza di libertà, sarà la Chiesa dei poveri. Liberatrice di ogni tipo di oppressione e di tirannia. Non deve permettere che i potenti manipolino il Vangelo. Il Vangelo, letto in chiave di povertà può avere solo una interpretazione: liberatrice e portatrice di un mondo nuovo, nel quale nessuno sia schiavo di nessuno.
Intendiamo, infine, una Chiesa dei poveri quando sia decisamente a favore della pace. Le guerre interessano solo ai potenti; i poveri le subiscono. Vogliamo una pace fondata sul rispetto verso tutti i popoli. I poveri del terzo mondo ci chiedono pane e noi diamo loro armi, che ci arricchiscono. La voce della Chiesa non deve tremare quando condanna la distruzione e la barbarie da parte dei popoli civilizzati. Sappiamo molto bene che il mondo non si salverà con le armi né con la paura, ma con la pace e il dialogo tra i popoli e le nazioni. Vogliamo una Chiesa solidale, una Chiesa che arrivi a tutti i popoli della terra senza distinzione di razza, lingua o religione.
                                                                           don Angelo

2 commenti:

  1. Credo che la Chiesa debba starcarsi dai suoi beni per garantire il proprio bene. Altrimenti non siamo noi a possedere i beni. Ci possiedono.

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