E' significativo il dialogo del titolo "Le Leggi" di Platone. Lo straniero che giunge da Atene a Creta, isola dalle Leggi antichissime, intoccabili, quasi di origine divina, e quindi con valore assoluto, crea il dubbio, il disorientamento quando domanda ai cittadini chi sia l'autore di queste Leggi. Gli rispondono che è stato un dio ospite di Creta a dettare quelle Leggi, ma lo straniero continua a seminare il dubbio. Da quel momento lo straniero è guardato con diffidenza. Ha portato scompiglio in una cultura dominata dall'ordine, dalle Leggi. Lo straniero è un sovvertitore.
In quache modo alla base di ogni forma di razzismo c'è proprio la mancanza di sicurezza che lo straniero porta all'interno delle nostre culture e civiltà.
Tutti sapevamo dell'esistenza di culture e civiltà diverse, ma ora non si tratta più di conoscenza bensì di convivenza, e questo genera paura, rifiuto, odio, desiderio profondo di eliminazione.
Parlare di pluralismo come mezzo di arricchimento culturale a livello teorico è certamente facile e può anche fare schic, ma realizzare un pluralismo culturale, religioso, etico, sociale, economico, in cui ciascuna cultura, pur mantenendo la propria identità, si confronta con le altre è ancora puramente utopico e genera quel fenomeno che chiamiamo razzismo.
Qual'è la situazione emigratoria oggi nel mondo che provoca razzismo?
E' veramente difficile, direi impossibile, fare anche brevemente un'analisi degli esodi nel mondo in questi ultimi decenni. La vastità del problema non lascia libero nessun continente. E oggi il problema lo abbiamo più vicino. Le migliaia di profughi che cercano rifugio sono in arrivo. Non sarà difficile organizzare la guerra contro lo straniero.
Ecco il razzismo che nasce dalla paura del diverso e si manifesta con il conseguente rifiuto. Il diverso, se non diventa uguale, se non entra nella "norma" , nella nostra, nella mia "norma", deve essere espulso. Gli zingari sono l'esempio più evidente di questo razzismo che si sviluppa in questa nostra società che detiene il benessere e la preminenza culturale.
Posso concludere affermando, secondo il mio pensiero, che il razzismo è frutto di una filosofia sociologica che tende ad esasperare alcune forme culturali e sociali fino a ritenerle le migliori, le uniche possibili per un progresso umano e deve necessariamente eliminare ogni altra forma.
I più poveri subiscono le conseguenze del razzismo perchè non sono in grado di difendersi. D. Angelo (continua)