domenica 10 aprile 2011

DISOCUPAZIONE ED EVANGELIZZAZIONE

 
       Il numero di persone disoccupate è sempre in aumento e non solo in Italia ma in tutta Europa. Se non ci sarà un cambiamento radicale nelle strutture del sistema economico, il numero dei disoccupati aumenterà ancora e non solo tra i giovani, che non hanno trovato ancora un lavoro, ma tra i lavoratori adulti, che passati i 40 anni si vedono espulsi dal mercato del lavoro diventando dei veri emarginati, e anche tra le migliaia di donne che hanno scarsissime possibilità di trovare un’occupazione.

         Ma, dietro le statistiche e le percentuali con cui lavorano i sociologi e gli economisti, ci sono persone che soffrono la fame e migliaia di persone che si vedono irreversibilmente sottomesse ad un processo di degrado umano dovendo rifugiarsi in una economia sommersa, priva di benefici sociali o accettando lavori precari, sporadici, malamente compensati e senza nessuna qualifica professionale.

         Il risultato di queste situazioni, che sono reali e concrete, è un  tipo di società che emerge rapidamente, composta da:
·         una minima proporzione di persone con lavoro fisso e ben remunerato e    con una formazione professionale qualificata;
·         “lavoratori senza lavoro”;
·         lavoratori precari ed eventuali.

Una società così descritta genera necessariamente nuove e diverse forme di povertà ed emarginazione: senso di inutilità, alterazioni dell’equilibrio psichico, aggressività e violenza, delinquenza, devianze sociali, aumento dell’uso delle droghe…

Cosa fare?

Ecco alcune affermazioni previe:
L’uomo e la donna emarginati non sono l’uomo e la donna del progetto di Dio, come      indica la loro vocazione originale secondo la Bibbia: “dominate la terra” (Genesi 1,28).
Una società cimentata sullo sfruttamento del debole, del non avente, dove la cultura individualistica è più forte della solidale, creando forme di emarginazione e povertà, è strutturata sul peccato personale e collettivo.

Un cristiano non deve “inventarsi” nulla per evangelizzare. I tanti passi del Vangelo sono molto chiari:

+ Matteo 25,35-36: “Perche io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito…Venite benedetti del Padre mio”.
+ Giacomo 5,4-5: “Ecco, il salario da voi defraudato ai lavoratori che hanno mietuto le vostre terre grida; e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore degli eserciti. Avete gozzovigliato sulla terra e vi siete saziati di piaceri, vi siete ingrassati per il giorno della strage”.

+ Luca 19,8-9:  “Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io dò la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa …”. Evangelizzare è far arrivare la salvezza.

+ Giacomo 2,15-16: “Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?”. Questo testo si potrebbe applicare a coloro che sono forzosamente disoccupati e non percepiscono nessun contributo.

+ Matteo 14,15-16: “Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù rispose: «Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare»”.

Credo si possa affermare che la disoccupazione non è un fallimento individuale, ma un fallimento sociale. E che più che della crisi economica è conseguenza della crisi di solidarietà.

Se prendiamo sul serio la nostra fede, se abbiamo preso la decisione di seguire Gesù di Nazareth, dobbiamo organizzarci urgentemente e lavorare in modo prioritario e simultaneo in tre dimensioni: a corto, medio e lungo intervento.

1°) Che nessuno soffra la fame. Dare risposte alle necessità individuali provocate  dalla disoccupazione. Molte persone non possono attendere la soluzione della crisi economica. Il diritto a mangiare viene prima del diritto di proprietà.
2°) Aiutare la riconversione professionale delle persone senza lavoro (soprattutto giovani) perché siano preparati, d’accordo con il nuovo mercato del lavoro (cooperativismo, laboratori occupazionali, centri di terapia occupazionali …).
3°) Studiare e preparare risposte etiche, sociali e culturali per un nuovo tipo di società. Dovrebbero essere alternative alla società attuale, gravemente malata per la crisi economica. Il bisogno di nuove occupazioni civiche e culturali.