venerdì 11 marzo 2011

RAZZISMO (4)


Abbiamo fatto riferimento ad un intervento del Papa Paolo III nel 1537 nel precedente scritto.
Ora, facciamo riferimento ad  Alessandro VII che nel secolo sucessivo con una Istruzione si rivolge ai missionari che erano in partenza per Tonkino e Concincina, invitandoli al rispetto massimo delle culture con le quali si dovevano incontrare nella loro opera di evangelizzazione. Sappiamo però che nella pratica il comportamento fu assai diverso e per giungere ad un certo rispetto delle altre culture bisognerà arrivare fino al secolo XX.
C'era presente nell'opera missionaria una profonda sfiducia verso i popoli evangelizzati, verso i quali si adottava un sistema paternalista, già inficiato di razzismo, secondo il quale si richiedeva all'Europa un numero sempre crescente di missionari perchè non si poteva contare sul clero indigeno.
Nel Concilio Vaticano I° nel 1870 erano presenti 15 vescovi europei, missionari nel Regno di Cina, che tennero assemblee particolari per discutere i problemi della missione, e si trovarono d'accordo nell'affermare che i duecento sacerdoti cinesi presenti sul territorio, dovevano essere trattati come allievi e figli, ma non come uguali e fratelli.
Bisognerà attendere Papa Pio XII perchè un vescovo cinese possa entrare a far parte del Sacro Collegio Cardinalizio.
Non si deve però pensare che non ci sia stata anche un'altra tattica missionaria basata sulla convinzione che nessun popolo è totalmente nell'errore e nel peccato, per cui al neofita non si deve chiedere di abbandonare tutta la sua vita precedente.
In questa linea, recoletti, gesuiti, sulpiziani, missionari in Canada, dichiararono che gli indios erano autentici figli di Dio e che la loro cultura si rivelava evangelicamente superiore a quella europea, al punto che la condivisione e la carità che vivevano era paragonabile a quella che animava le prime comunità cristiane.
Altra prova di un'opera missionaria mirante a incarnare il cristianessimo nelle varie culture senza distruggerle è la Fondazione della "Società delle Missioni Estere" nata a Parigi nel 1664 che aveva come scopo la formazione di clero indigeno.
Non si vuole quindi assolutamente affermare che l'opera missionaria della Chiesa sia stata sempre e dovunque nazionalista e razzista, ma non si deve neppure negare che in alcuni casi questo è avvenuto, anche nell'ultimo secolo. Don Angelo (Fine)
 

RAZZISMO (3)


Possiamo continuare il nostro "discorso" sul razzismo riflettendo sulla Chiesa di fronte a questo fenomeno? E' vero che a prima vista può sembrare assurdo parlare di una posizione ecclesiale di fronte al fenomeno del razzismo, dal momento che per la sua stessa natura cattolica, la Chiesa non può avere altra collocazione che quella della condanna del razzismo e di ogni ideologia che stia alla base di questo fenomeno.
Ma poichè la Chiesa incarna il messaggio ricevuto da Cristo nelle culture con le quali si incontra, non sempre può o sa condannare il male, rimanendone immune ed estranea.
Sappiamo bene dalla storia, che spesso la Chiesa ha trovato un "modus vivendi" con ideologie e culture pienamente in antitesi con il suo messaggio, e questo lo diciamo non per dare un giudizio morale, che sarebbe estremamente complesso, ma per costatare che porsi la domanda iniziale (la Chiesa di fronte al fenomeno del razzismo) è del tutto legittimo.
Qualche cenno storico.
Se è vero che la CARITA' è il centro e il cuore del messaggio cristiano, ne consegue che ogni, pur minima, forma di razzismo è un vero e proprio attentato al cristianesimo stesso, poichè implica il disprezzo dell'altro, e l'altro è pur sempre prossimo.
Un particolare giudizio va riservato al Medioevo, quando le violenze contro  ebrei e mori, promosse e benedette dalla Chiesa, non avevano certamente carattere razzista, ma si trattava di vere lotte e guerre di religione contro gli  infedeli. Ma bisogna notare che quello fu il periodo storico in cui a causa di pellegrinaggi o trasmigrazioni si conobbe una libera e ampia circolazione di persone senza pregiudizi di nazionalità o di razza. Le più alte cariche di responsabilità ecclesiale vennero assunte senza restrizioni nazionalistiche.
Con la scoperta dell'America, da parte degli spagnoli, nel secolo XVI, inizia un'epoca in cui il disprezzo dell'altro come appartenente ad una classe inferiore, sembra dominare le relazioni internazionali. E proprio a questo riguardo Paolo III nel maggio e giugno del 1537 pubblica una serie di bolle che reppresentano la prima presa di posizione ufficiale della Chiesa contro il razzismo.
Il Pontefice avvertito da Bartolomeo de las Casas e dai Domenicani, di quanto stava accadendo nelle terre conquistate, non esita ad affermare che il razzismo è ispirato da Satana e quindi ogni sua manifestazione è peccaminosa. Don Angelo. (Continua)