I NOSTRI VICINI DI CASA
2^ Parte
Continuiamo a scoprire chi sono e che caratteristiche hanno i nostri vicini Sikh. Loro costituiscono la maggioranza tra i nostri vicini. Voler “entrare” nella loro vita, nella loro storia non è facile. Dovremo tornare ai ricordi non belli del secolo scorso. Le guerre mondiali hanno lasciato nel nostro territorio, in modo particolare la seconda guerra, una macchia che ancora fa affiorare le lacrime in tante famiglie.
Il coraggio dei soldati sikh, nella prima guerra mondiale fu dimostrato in varie circostanze. Fu il 15° Sikh il primo ad entrare in azione in Francia, e mantenne un alto livello di reputazione per galanteria per tutta la campagna.
Abbiamo letto in una pubblicazione della Sikhi Sewa Society che i Sikh hanno avuto un ruolo pioneristico nella lotta per l’indipendenza dell’India dagli inglesi. Immaginate che tra gli indiani uccisi nelle atrocità da parte degli inglesi, 1550 (il 73%) furono Sikh; che l’80% dei deportati a vita alle isole Andamane furono Sikh; che dei 127 indiani inviati al patibolo, 92 (l’80%) erano Sikh; che a Jallianwalla Bagh (India), sulle 1302 persone sterminate fra uomini, donne e bambini, 799 (il 61%) erano Sikh; che 73 (60%) delle persone giustiziate nel corso della lotta per la libertà, erano Sikh.
Ci aiuterà a capire di più questi nostri vicini se conosciamo Guru Nanak, nato nel 1469 e morto nel 1539 che è stato il fondatore del dharma sikh facendosene predicatore. Aveva la convinzione che tutti gli uomini buoni, a prescindere dalla casta e dal credo religioso, siano degni di onore e rispetto. Ha predicato che Dio è uno, creatore, eterno, immanente e trascendente, accessibile attraverso le suppliche.
Si tratta di una religione monoteista, che implica la devozione a un solo Dio supremo, assoluto, presente in tutte le cose, eterno e creatore, incontrastato, senza odio, immanente alla creazione e al di là di essa.
Il libro sacro (Adi Granth), è stato redatto da Guru Atjan Singh (1581-1606) mettendo per scritto gli insegnamenti più importanti di Guru Nanak che erano tramandati oralmente. Questo libro sacro è venerato come il Guru per eccellenza (perfetto messaggero di Dio). Una bella definizione di Guru dice che “è la scala, la barca, la zattera con la quale raggiungere Dio… la luce della Parola che risplende nella persona umana”.
Sotto il decimo Guru, Govind Singh (1675-1709), come difesa dalle minacce esterne e per consolidare l’identità sikh, vennero introdotti cinque elementi come segni visibili della iniziazione, che il fedele deve osservare:
- Cappelli lunghi (kesh) raccolti in un turbante (obbligatorio per i battezzati). Ma, come curiosità abbiamo saputo che dopo l’attentato alle Torri Gemelle, è in uso, onde evitare siano confusi con dei terroristi, coprire i capelli in modo meno appariscente, con un cappellino per esempio. In questo modo anche per coloro che lavorano, soprattutto in campagna, e devono raggiungere il posto di lavoro con il motorino o la bicicletta, trovano più facile mettersi il casco.
- Pettine (kangha), segno di capelli raccolti in modo ordinato.
- Spada (kirpan), si tratta di una spada cerimoniale, o pugnale. Non è considerata un’arma ma un simbolo religioso di fortezza e lotta contro l’ingiustizia. Si deve portare sempre con sé non per offendere ma come simbolo sacro.
- Braccialetto d’acciaio (kara), che rappresenta il controllo morale nelle azioni e il ricordo costante di Dio.
- Pantaloni corti stretti sotto il ginocchio (kachhk), simbolo dell’autocontrollo e della castità. Possono essere anche sottovesti di tipo allungato.
In definitiva e come conclusione, per conoscere bene questi nostri vicini, dobbiamo sapere che non esiste per i sikh il proselitismo; non esiste un’istituzione ufficiale che rappresenti tutti i sikh e come conseguenza nessuno detta norme per la pratica del culto. Per loro è necessario ricordare il nome di Dio, condurre una vita morale, evitare i vizi, rendere servizio alla comunità e ai poveri e lavorare onestamente.
Per approfondire la loro conoscenza:
J.A.M.G.
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